Il Comune di Attigliano, situato in provincia di Terni, occupa una piccola parte la più estrema e meridionale dell’Umbria. Vicino e ben collegato con le città turistiche più importanti dell’Umbria, del Lazio e della Toscana, Attigliano, anche per la sua capacità ricettiva, è una buona base di partenza per alcuni itinerari di interesse storico, artistico, religioso e naturalistico.
Il Paese ha conservato il suo antico impianto Medievale con un nucleo dal caratteristico aspetto di Borgo. Attigliano, con un’altitudine di appena 95 metri sul livello del mare, si presenta con un paesaggio prevalentemente pianeggiante da cui si innalzano lievi e dolci colline. Alle colture di cereali e verdure della pianura fanno riscontro gli uliveti e i vigneti collinari coltivati, ancora oggi, sulla base di antiche cognizioni tramandate per via orale e per le quali si conserva un vero e proprio culto.
La storia
Sul promontorio a monte del Tevere, sul quale il paese è stato fondato esisteva un tempo un boschetto di Tigli. La popolazione residente nella vallata cercava refrigerio, nei giorni di calura all’ombra di questi alberi e spostandosi diceva “ad tilium”;da qui sembra che derivi il nome Attigliano. La zona, di origine etrusca, delimitata dalla linea del fiume Tevere ospitò le primitive popolazioni come attestano i ritrovamenti in località Marziano Jana, dove sono state rinvenute tombe a camera e cripte. Nel 993 il Conte Offredo, venuto dalla Germania a seguito dell’Imperatore Ottone III fondò il paese di Alviano e dette origine alla famiglia degli Alviano. I suoi successori costruirono Attigliano che già nell’XI secolo era un paese fortificato e aveva funzionante un porticciolo fluviale in località chiamata “Portovecchio”, nelle vicinanze dell’attuale cimitero. All’inizio del XIII secolo Attigliano era già coinvolto nelle guerre tra Orvieto, Todi e Amelia. Proprio Todi si assicurò il possesso del castello di Attigliano insieme a quelli di Guardea e di Alviano.
La posizione strategica del Castello di Attigliano era molto importante e giustificava le azioni belliche dei vari contendenti in quanto, posto sul margine di un’ansa su una alta terrazza sovrastante il corso del Tevere, aveva il dominio della vallata sulla sinistra del fiume.
Fino al 1500 Attigliano insieme ai paesi vicini come Lugnano, Mugnano, Alviano, fu teatro di guerre ed assalti e più volte passò dal dominio di lodi a quello della Santa Sede e quello di Amelia, fino a ritornare definitivamente dominato da Bartolomeo di Alviano. Nel settembre del 1860 l’ Umbria fu occupata dalle truppe sarde-piemontesi di Re Vittorio Emanuele II e con un plebiscito fu annessa al Regno d’Italia. Ebbero inizio le prime Amministrazioni Comunali rette da Sindaci di nomina regia dal 1865, scelti poi per elezione popolare diretta dal 1896. Il Comune di Attigliano si scelse un emblema, un suo gonfalone in pesante velluto, diviso in bande, una bianca e una verde con al centro uno scudo sormontato da una corona baronale rappresentante tre figure naturali e ideali: un tiglio, un mitologico ippogrifo che lo arrampa su una distesa d’acqua.
Nel 1870 ci fu una disastrosa inondazione. Per lo straripare del Tevere anche Roma fu in parte inondata; Attigliano fu sommerso in molti punti anche da tre metri di acqua limacciosa. Il Tevere scelse con prepotenza il letto del più piccolo torrente Vezza, abbandonando il suo che da secoli si era formato sotto quella ripa a cui si affaccia il paese. Nel 1902 il Municipio con le scuole furono trasferite della sede in Piazza della Rocca vicino all’orologio al nuovo edificio “al Prato” ora piazza Umberto I. Nello stesso anno è stata restaurata e ingrandita la chiesa Parrocchiale che dal 1897 i capofamiglia di Attigliano già volevano fuori dalle mura Castellane. Nel 1954 fu inaugurata l’apertura della provinciale Bomarzo-Viterbo che ha assicurato il primo collegamento interregionale; nel 1964 la “conquista” del Casello Autostradale sulla A1 che ha collegato Attigliano con il circuito di comunicazione della rete autostradale nazionale.
Arte
Dell’antico nucleo attualmente si conserva la cinta muraria esterna, con le cinque torri rotonde, ascrivibile al XIV-XV sec. ma riadattata sulle strutture di una preesistente fortificazione, la Porta di accesso al Borgo con il Portale, la Torre, all’interno dello stesso, caratterizzata da un originale orologio seicentesco a sei ore e ad unica lancetta, la fontana dei Delfini o dei Tritoni in Piazza Vittorio Emanuele II, la Chiesa della Madonna del Porto in località cimitero; nulla resta, invece, del Palazzo Baronale e della Chiesa Parrocchiale.
La nuova Chiesa parrocchiale, dedicata a San Lorenzo Martire è, al suo interno, caratterizzata da alcune importanti opere.