Marzo 19, 2024

Comune di Lugnano in Teverina

La dove volge la subappennina catena verso l’occidente al piano sovra un bel colle accampasi Lugnano;
qui l’aere è puro più che altrove sia, è l’albergo di ogni quiete e cortesia…
(Stanislao Forchielli, 1905)

Lugnano in Teverina uno dei borghi più belli d’Italia, sorge su di un colle roccioso, a Nord e Nord-Est è protetto da una catena di monti costantemente verdi e facilmente accessibili. Dall’alto delle sue antiche mura si scorge il Tevere, che lambisce le sue terre. Lungo la valle che da esso prende il nome si gode uno splendido panorama. Il territorio prevalentemente collinare, si estende per circa 3000 ettari tra coltivazioni cerealicole, vigneti ed oliveti dai quali viene prodotto olio extra-vergine di finissima qualità; vi si respira una aria sana e vivificante in un clima sempre mite.

UN GIRO IN PAESE

Lugnano vale una visita e una passeggiata non solo per la Chiesa di S. Maria Assunta, del XII sec., nota come La Collegiata, ma per tutto il borgo che racchiude angoli pittoreschi ed offre insospettati scorci panoramici. II centro Storico, caratteristico per la sua impronta medioevale, è a tutto oggi rimasto integro. Da ammirare le sue mura, i resti delle torri, i numerosi palazzi nobiliari.

Il Paese è dominato da Palazzo Vannicelli in Piazza della Rocca, dalla mole dei due Conventi alla estremità sud e al centro da Palazzo Pennone, il più imponente. Bisogna addentrarsi nel borgo per scoprire ed apprezzare l’atmosfera di questa città in miniatura ed è bene farlo a piedi,. Una caratteristica via ellittica porta nel cuore del paese dove si possono scoprire le pittoresche scorciatoie fra giochi di archi e scalette. Percorrendo il viale Regina Margherita si giunge in piazza della Rocca, da qui si scende per arrivare a Piazza Santa Maria, la piazza della celebre Collegiata. Costruita in eleganti forme romaniche, la Collegiata è uno dei più significativi esempi iconografici ed architettonici dello stile romanico.

Si scende dalle scalette alla destra della Collegiata verso via Garibaldi giungendo alla ben mantenuta Porta Medioevale, parte integrante del complesso di mura di difesa di Lugnano, costruite per ordine di Papa Leone IV negli anni 847-849. Restaurata nella seconda metà del 1400 per ordine di Papa Pio II Piccolomini, presenta nella lapide il simbolo della famiglia Piccolomini. La cinta muraria di Lugnano si è mantenuta ed in alcuni punti è stata inglobata da case appoggiate ad essa con i caratteristici orti o Logge della contrada Logge. Entrando sulla sinistra si trova la piazzetta un tempo mattonata e fornita di un Pozzo per il ristoro di chi entrava in paese. Alla fine di via

Duca degli Abruzzi si giunge di fronte all’ex convento dell’Annunziata, istituito nel 1576 su interessamento della comunità. Le monache inizialmente erano Agostiniane, poi adottarono la regola di S.Benedetto divenendo benedettine.

La facciata è stata recentemente restaurata. Poco più avanti, in piazza Marconi, si trova la Chiesa di Santa Chiara, parte integrante del monastero della Clarisse, istituito a Lugnano nel 1470. Da qui si percorre via Umberto I, il corso principale del paese dominato dalla mole del palazzo Ridolfi-Farnese detto Pennone, sede del Municipio.

Sulla sinistra, un bellissimo archetto fa da sipario alla piazzetta di Campo dei Fiori, uno degli scorci più belli del centro storico. Incamminandosi in discesa verso via Campo dei Fiori si giunge ai giardini dell’Ex Orto Ungari, uno dei punti panoramici più belli da cui osservare la bassa valle del Tevere. Da qui si vedono il Castello ed il Lago di Alviano, l’ansa del Tevere. Più a Sud gli imponenti monti Cimini fino al monte Soratte in direzione di Roma.

UN PO’ DI STORIA

Nel periodo romano è certamente uno dei centri preminenti del cosiddetto “agro-amerino-romano” che si estendeva presumibilmente dalla Via Amerina fino a Guardea. Tutto cio’ risulta documentato sia da scoperte archeologiche, i cui numerosi reperti sono conservati in un Antiquarium (della Villa romana di Poggio Gramignano), che dalla letteratura latina (questa zona viene citata nelle sue opere da Plinio il Giovane). Nell’alto e basso medioevo Lugnano presenta uno sviluppo piuttosto singolare, diventando comune molto presto, intorno al 1000. Nei secoli XI e successivi, vengono indicati numerosi nomi come signori di Lugnano: duchi di Montemarte (intorno al 1000), poi i conti Bovaciani di Todi (1147), un Guido senza nome in qualità di visconte (1204), un Tebaldo Vagliante visconte (1216), gli Orsini (primi anni del secolo XIV), Tommaso di Alviano (1370). In realtà questi personaggi vanno considerati come “defensores” (difensori), ai quali i Papi affidavano la difesa dei loro territori e terre. Signori e padroni della terra di Lugnano sono sempre i Papi, facendo essa parte del patrimonio di San Pietro.

Alleata o dipendente della città di Orvieto ne segue le vicende nella contesa tra Guelfi e Ghibellini, in particolare contro Todi ghibellina a cui sottostavano Amelia e i Signori di Alviano, proprietari di Alviano, Guardea e Attigliano. Documentata da una bolla di Gregorio IX (1 Aprile 1239) è la vittoria dei lugnanesi e degli orvietani contro Todi ed Amelia che avevano assaltato Lugnano. Le mire espansionistiche di Todi, per il controllo del Tevere, fanno si che Lugnano rimanga isolato con il solo sbocco verso Orvieto e i castelli oltre il Tevere.
Nel 1449 su ordine di Pio II (Enea Silvio Piccolomini) vengono restaurate le mura della Terra di Lugnano, la spesa comunque è a carico della Comunità. Nel 1497 è Bartolomeo d’Alviano che rovina e depreda la Terra di Lugnano.

Il fatto si rinnova nel 1502 per opera dei fratelli di Bartolomeo, l’abate di S. Valentino, Bernardino e Aloisio di Alviano. Nonostante tutto, la Comunità reagisce e sotto la spinta rinnovatrice di Giulio II si dota del compendio organico degli Statutari ordinamenti, che risalgono al XI secolo: lo statuto della Terra di Lugnano (1508). Esso contempla e regola ogni aspetto della vita sociale, delle interrelazioni tra Comunità e singoli e nei minimi dettagli di vita, di lavoro, di animali e di territorio. Questo tesoro di civiltà è oggi tradotto e disponibile in un testo pubblicato dallo studioso lugnanese Terzo Pimpolari.

Nel 1600 inizia il declino del Comune, provocato dalla perdita del senso di “comunità” e dall’emergere di una oligarchia di poche famiglie nel governo del Comune, che via via si appropriano dei beni del Comune per arricchirsi. Negli anni è un progressivo deterioramento e un indebitamento costante che provoca povertà nella popolazione. La situazione non cambia nel 1700 e nel 1800. In questi anni interviene a sostegno della popolazione il Capitolo della Collegiata di S. Maria che, durante la Repubblica Romana e il Regno di Napoleone, impegna gli argenti della chiesa per comprare il grano per il pane. Verso la metà del 1800 si risveglia, in parte, il senso comunitario e iniziano le cause giudiziarie contro i Vannicelli e i Bufalari per il recupero dei beni comunitari di cui si erano appropriati. Queste cause giudiziarie terminano con la “Transazione Vannicelli” (10 giugno 1910) e la costituzione della Università Agraria (23 Aprile 1913), che diventa proprietaria di circa 800 ettari di terra.
Agli inizi del 1900 gli abitanti di Lugnano erano 2243, all’interno del paese 785, nella campagna, quasi tutti contadini, 1458. Scoppia la prima Guerra Mondiale con 35 caduti di Lugnano, povertà, malattie come spagnola e la tubercolosi. Il regime fascista non crea condizioni migliori nel paese, anzi la seconda Guerra Mondiale porta ancora sofferenze e lascia nella popolazione divisioni e rancori.

Ma Lugnano della Teverina, nonostante tutto, mantiene la sua bellezza, la sua salubrità, il fascino della sua Chiesa e delle sue strutture, il suo ambiente incontaminato e accogliente.

FUORI LE MURA: CONVENTO E CHIESA DI SAN FRANCESCO

Il convento di San Francesco d’Assisi è situato ai piedi del borgo ed è contornato dalla tipica selva autoctona . Il convento di Lugnano sarebbe stato fondato da San Francesco stesso, per volere della gente del luogo, proprio là ove il santo aveva operato un miracolo, davanti ai lugnanesi, mentre stava predicando. La storia racconta che un giorno Francesco mentre stava predicando ai numerosi lugnanesi accorsi ad ascoltarlo, un lupo ferocissimo ed affamato, sbucato dalla selva, si avventò su un bimbo di tre anni, allontanatosi dalla madre e lo stava trascinando verso la selva. Alle grida strazianti del bimbo e della madre, Francesco ordinò ad un branco di anatre di liberare il fanciullo, un anatra si avventandosi sul lupo e colpendolo agli occhi lo indusse a fuggire. Nella piccola ma splendida chiesa del convento costruita nel 1229 un anno prima della Basilica del Santo stesso in Assisi (1230)è ancora presente un affresco che rappresenta il miracolo. Un’instancabile lavoro dell’associazione San Francesco dal 1988 ad oggi ha fatto tornare a rendere fruibile a tutti questo gioiello. Il convento è stato poi ingrandito nel 1621 raggiungendo le attuali proporzioni, oggi è residence privato.

CONVENTO DEI CAPPUCCINI

Il convento di S. Antonio dei Cappuccini, immerso in un meraviglioso boschetto di cerri, domina dalla sua collinetta il paesaggio attorno al centro storico. Fu costruito con opere volontarie degli abitanti di Lugnano. La popolazione lavora per sei anni alla sua costruzione dal 1573 al 1579. I cappuccini restano a Lugnano fino al 1928. Oggi il Convento è stato restaurato ed ospita una struttura turistico-ricettiva.

VILLA POGGIO GRAMIGNANO

Sulla sommita’ di un poggio, in posizione dominante rispetto alla valle del Tevere, sono visibili i resti di una villa rustica del I sec. a.C. di notevole estensione. A partine dal II sec. a.C. gli aristocratici romani, dettero vita al concetto di villa, ossia dimora di campagna che era al tempo stesso azienda agricola di produzione.

Nel 1988 in collaborazione con la Pro-Loco e il Comune di Lugnano il Prof. David Soren dell’Universita’ dell’Arizona inizia gli scavi a Poggio Gramignano. La ricchezza e la complessità delle strutture rinvenute la bellezza e la qualità dei pavimenti in mosaico policromo, fanno ritenere che ci troviamo di fronte ad una grande villa agricola, fornita anche di un suo settore produttivo. Dagli scavi apparvero cosi centinaia di ossa di animali e minuscole ossa umane. Sembrava dunque che dopo essere stata abbandonata e andata in rovina nel corso del II sec. d.c, la villa fosse stata riutilizzata come cimitero probabilmente nel V sec. Cinque stanze di media e piccola dimensione, con le mura parzialmente crollate erano state riempite dal basso verso l’alto con sepolture di 47 bambini.

I resti della villa sono illustrati da una documentazione storica pittorica e letteraria di prestigio internazionale edita da “L’Erma” di Bretschneider (Roma 1999, pp. 690) Opera di importanza fondamentale sul complesso archeologico di Lugnano in Teverina di, David e Noelle Soren “A Roman villa and a late Roman infant cemetery” il libro non solo dice l’ultima parola sulla villa di Poggio Gramignano, ma porta il monumento umbro sulla ribalta internazionale.

I reperti rinvenuti sono conservati nel Museo civico, attualmente presso l’edificio polifunzionale denominato “La Fabbrica”.

LE TERME

Nei pressi del Tevere sgorgano le acque solfuree del “Castello di Ramici”. Si tratta di acque sulfuree-salse e alcalino-terrose dalle numerose proprietà terapeutiche. Molte malattie croniche delle articolazioni, delle ossa e dei muscoli trovano in queste acque un efficace strumento terapeutico. Le proprieta’ anti-infiammatorie delle acque del “Castello di Ramici” sono state documentate da vari studi. Grazie a queste proprietà i bagni con le acque sono estremamente efficaci per diverse patologie della pelle quali eczemi, dermatiti oppure malattie reumatiche.

Si sono documentate proprietà terapeutiche anche per malattie infiammatorie dell’apparato genitale femminile o patologie venose degli arti inferiori. Non va dimenticata inoltre l’attività depurativa che possono esercitare sull’apparato digerente, sul fegato e sulle vie biliari se bevute. Possiamo affermare che queste acque rappresentino un validissimo strumento di prevenzione e di terapia, capaci di aumentare lo stato di benessere generale.
Il luogo è raggiungibile in macchina percorrendo la strada per Attigliano oppure attraverso una strada di campagna prima imbrecciata e poi sterrata. Passando dalla fontana delle Morre si raggiungono le rovine del “Castello di Ramici”. Il sentiero, che segue l’antico percorso che collegava Lugnano alla valle del Tevere, permette di spaziare sulla campagna circostante. Una volta giunti sul luogo, sulle sponde del Tevere, ci si trova alla sorgente dove l’acqua sgorga da una fontana a 15 gradi impregnando l’aria dell’odore di zolfo.

Una grande vasca divisa da un ruscello artificiale raccoglie l’acqua che sgorga dalla fontana. La vasca permette l’immersione per godere dei benefici dell’acqua grazie anche ad un blocco per i servizi igienici. Intorno alla vasca una serie di passerelle in legno con staccionate si inseriscono in un percorso naturalistico basato sulla caratteristica vegetazione locale inserita in una delle più belle valli del Tevere, tra le sponde del fiume e con alle spalle i caratteristici calanchi argillosi. La struttura è completata da un’area parcheggi e da una per la sosta di cavalli.

LA “ EX FABBRICA” CENTRO MUSEALE RICREATIVO CULTURALE

La Fabbrica può considerarsi il simbolo o memoria dell’economia agricola e dei tentativi di industrializzazione di Lugnano. Fu costruita, su disegno dell’Ingegner Paolo Zampi di Orvieto, nei primi anni del 1900 probabilmente dal conte Giovanni Vannicelli-Casoni. La struttura è caratterizzata dalla tipica architettura industriale dell’epoca.

Venne utilizzata dal conte Filippo Vannicelli, intorno al 1920, per una industria per la fabbricazione di lampadine, denominata Helios, liquidata nel 1922. Successivamente ospita una mola e un pastificio, dotato di generatori di corrente, per breve durata anch’esso. Con il fallimento dei Vannicelli passa di proprietà ad Ottorino Pimpinelli, poi al Santori che la utilizzano come centro agricolo: mola dell’olio, cantina, deposito di frumenti e cereali. Così la utilizza anche il successivo proprietario, la RAS.

Negli anni ’90 viene acquistata dal Comune di Lugnano e con un progetto a scopo prevalentemente culturale viene parzialmente ristrutturata.

La fabbrica divenuto il centro culturale, ricreativo e di promozione turistica del paese, Accoglie il museo archeologico della Villa romana di Poggio Gramignano, villa rustica del I sec. A.C. ; il ricco archivio storico e notarile di Lugnano di cui fa parte l’antico statuto comunale, lo “Statuta Communitatis Terrae Lugnani” del 1508; Il museo della GRANDE GUERRA, situato nella sala più grande al piano sottostrada la ricca collezione dedicata a all’evento bellico più importante della storia italiana, di recente creazione ed in continuo rinnovamento sta divenendo un importante punto di riferimento per scuole ed appassionati. La Fabbrica dispone anche di sala per mostre, sala conferenze ed uno spazio dedicato a rassegne e laboratori di teatro, danza e musica, denominato “Spazio Fabbrica”.

LA COLLEZIONE MONDIALE DEGLI OLIVI DI LUGNANO IN TEVERINA

Il Campo Collezione di Lugnano in Teverina comprende oltre 300 accessioni di olivo (Olea europaea L., sottospecie europaea, var. europaea), rappresentate da varietà provenienti dai paesi olivicoli del Mediterraneo, del Medio Oriente e delle nuove aree di coltivazione.

Le varietà derivano da una più vasta collezione di germoplasma raccolta e conservata a cura del Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto per i Sistemi Agricoli e Forestali del Mediterraneo (CNR-ISAFOM) di Perugia.

Il CNR – Istituto di Bioscienze e Biorisorse (CNR-IBBR) di Perugia ha contribuito alla loro caratterizzazione, genetica, morfologica e bio-agronomica. Le marze utilizzate per gli innesti provengono dalla collezione della Provincia Regionale di Enna, a Pergusa (EN), dove le principali varietà della collezione CNR sono replicate in campo dal 2004.

Questa collezione, oltre alla conservazione del germoplasma, è destinata alla sua valutazione biologica ed agronomica e come fonte di variabilità per il miglioramento genetico. Essa rappresenta un primo nucleo di raccolta, che sarà arricchito nei prossimi anni con altre varietà, specie e sottospecie affini all’olivo.

CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA o COLLEGIATA

Dedicata a S. Maria Assunta, è sicuramente l’edificio di culto più importante, sia per il suo pregio artistico ed architettonico, che per il suo alto valore simbolico, manifestazione di straordinaria ricchezza e vitalità della cultura religiosa di una piccola comunità medievale. Armonicamente inserita all’interno del tessuto urbano, è considerata da alcuni un prodotto completamente locale, di origine autoctona, che nasce dall’idea e dalla cultura degli abitanti di Lugnano, da sempre centro di arrivo e di permanenza di gente da ogni parte d’Italia. Il Marchese Giovanni Eroli, Regio Ispettore delle Antichità, nella sua monografia del 1903, afferma che la chiesa fu costruita nell’XI sec., salvo che per la facciata, edificata nel XII, in base a quelli che sono i caratteri dell’architettura sacra del periodo, elencati in un quadro sinottico del Bourassé. La facciata, realizzata da blocchi di travertino locale perfettamente squadrati, è ornata da un portico che presenta una copertura a semivolta, sostenuta da costoloni semicircolari, eseguiti interamente in pietra. L’architettura interna con un’articolazione dello spazio su tre livelli – cripta, navata e presbiterio – profitta sicuramente di contributi lombardi, la cui presenza sul territorio è attestata da fonti storiche. La copertura a volta della navata centrale, realizza lo totale continuità muraria della struttura ed offre l’immagine di un vano avvolgente e massivo, sviluppato in profondità e plasticamente scandito da una duplice fila di quattro colonne massicce, poco rastremate e prive di entasi, poggiate su basamenti quadrangolari e congiunte da archi a tutto sesto.